La relazione tra i due scienziati che studiano una roccia vecchia 3,2 miliardi di anni in Australia e il libro della Genesi

L'Australia è senza dubbio una nazione piena di luoghi stupendi, ma la regione del Pilbara spicca decisamente tra tutti. Questa zona dell'Australia Occidentale possiede un ecosistema con fauna e vegetazione insolite e uniche, e presenta anche una serie di caratteristiche geologiche sorprendenti. Le accattivanti formazioni rocciose del Pilbara hanno persino fornito agli scienziati importantissime informazioni sull'inizio del mondo. E una di queste scoperte suggerisce la presenza di una base scientifica agli eventi menzionati nel libro della Genesi.

La regione del Pilbara si estende per oltre 500.000 metri quadrati, il doppio della superficie dell'intero Regno Unito e grande quanto il nord-est degli Stati Uniti. Considerate le dimensioni del territorio, anche i paesaggi e gli ambienti sono logicamente molto variegati, da quelli secchi e desertici sino ai tropicali.

La regione può quindi soddisfare i gusti di tutti: presenta belle spiagge sabbiose, isolotti appartati, gole rocciose, laghetti e montagne. E le incredibili meraviglie naturali non finiscono qui: anche animali rarissimi come il pipistrello dal ‘naso a foglia’ del Pilbara e il pitone oliva si trovano in questo territorio.

Nel Pilbara è anche possibile ricostruire la storia di oltre 30.000 anni di insediamenti umani, grazie a un milione di incisioni rupestri a testimonianza della presenza di antiche popolazioni. Considerando poi l’immensa varietà di flora e fauna della zona, il Pilbara viene anche chiamato "la sala macchine dell'Australia".

Perché la regione si è guadagnata tale soprannome? Per il territorio pieno di risorse naturali – alcune delle quali tipicamente utilizzate nell'industria. Le operazioni di scavo hanno recuperato minerali di ferro, gas naturale, oro e vari metalli di base.

La storia dell'attività mineraria nel Pilbara risale solo a pochi decenni fa, più precisamente agli anni '60. L'estrazione era principalmente di minerale di ferro, con circa sei milioni di tonnellate trovate nella regione. Nel 2014 i dati confermavano come il Pilbara fosse responsabile di un sorprendente 95% della produzione australiana di minerali ferrosi.

Come conseguenza di questa enorme mole di estrazione, il Pilbara ospita oggi circa 60.000 abitanti – la maggior parte dei quali vive nella parte occidentale della regione. Buona parte delle città e quartieri commerciali si trovano nelle vicinanze delle miniere. Ma oltre a questo movimento demografico – prettamente attuale e industriale – la zona ci può raccontare una storia molto più antica, ancora oggi tutta da scoprire.

Gli esseri umani possono aver vissuto nel Pilbara per decine di migliaia di anni, ma la regione stessa esiste da molto più tempo. E non ospita solamente alcune delle prime rocce formate sul nostro pianeta, ma anche fossili delle prime forme di vita esistenti. Queste reliquie di epoche lontanissime includono resti di batteri che si nutrono di zolfo e stromatoliti create da piccoli microbi. E le caratteristiche uniche del luogo non finiscono certo qui.

Il Pilbara presenta una composizione geologica non certo comune. Formazioni rocciose di questo tipo si possono trovare solo in un altro posto in tutto il pianeta: Il Sudafrica. E questa disposizione incredibilmente rara risale in realtà a un'epoca anteriore rispetto a quando le placche tettoniche cominciarono a creare il pianeta Terra come lo vediamo oggi. Le rocce presenti in questa area sono quindi risalenti a miliardi di anni fa.

Prima di andare avanti, però, spieghiamo brevemente la teoria della tettonica a placche. In pratica, il costante movimento delle enormi placche della superficie terrestre ha creato costanti spostamenti e mutamenti – sia come risultato di un flusso di lava vulcanica, sia spingendo la roccia verso l'alto quando queste placche si scontrano. Eppure la formazione del Pilbara precede anche questo processo incredibilmente antico.

La creazione del Pilbara può essere fatta risalire sino alla nascita del pianeta Terra. A quei tempi l’atmosfera era incredibilmente calda, con temperature abbastanza alte da fondere la roccia. Si pensa quindi che il basalto e il granito fusi siano affondati e poi risaliti lentamente nel corso di milioni di anni; proprio questo processo potrebbe aver lasciato un'impronta distintiva nel paesaggio della regione.

Vista dall'alto, l'area sembra oggi punteggiata da volte di roccia – un chiaro segnale di quell'antica attività. Sono sopravvissute in qualche modo ai successivi movimenti delle placche tettoniche e perdurano ancora oggi. Per questo motivo, alcune rocce nella regione del Pilbara sono antiche di oltre tre miliardi di anni.

Geologi e scienziati sono naturalmente rimasti affascinati da queste formazioni rocciose millenarie. Sono particolarmente utili per tutti coloro che cercano di capire esattamente quando e come la tettonica a placche abbia iniziato a modellare le forme del terreno. La teoria del ribaltamento gravitazionale è infatti nata come risultato delle ricerche svoltesi nello stesso Pilbara.

Tante altre scoperte sono possibili in questa fantastica regione. Per esempio, nel marzo 2020 i ricercatori Benjamin Johnson e Boswell Wing, dell'Università del Colorado Boulder, hanno pubblicato uno studio sulla rivista ‘Natural Geoscience’ che descrive in modo approfondito alcuni dei loro lavori nella regione. Nel corso di tali indagini, i due ricercatori hanno realizzato alcune scoperte davvero molto interessanti.

Johnson e Wing hanno deciso di analizzare la composizione chimica dell'antica roccia del Pilbara, verificando con estrema attenzione i livelli degli isotopi ossigeno-18 e ossigeno-16 presenti. Questi elementi possono, a quanto pare, insegnarci tantissimo sulla formazione delle terre emerse.

Gli isotopi vengono intrappolati nella roccia al momento della sua formazione, e i loro diversi livelli possono fornirci indizi decisivi sulla composizione dell'ambiente circostante presente in quel preciso momento. Per esempio, quantità basse di ossigeno-18 sono un segno rivelatore della presenza di massa continentale. Wing è stato citato in un articolo del ‘Daily Express’ del marzo 2020 per spiegare questo concetto: "Quando si forma un nuovo terreno, si formano anche argille, e le argille assorbono l'ossigeno pesante".

L’argilla e il suolo si formano sul terreno, e quindi bassi livelli del pesante ossigeno-18 possono indicare proprio la presenza di terra. Wing ha continuato: "Da questi dati si può stabilire quanto fosse sviluppata la formazione del suolo". Considerando quanto sono vecchie le rocce del Pilbara, la coppia di ricercatori ha deciso di testare i due isotopi dell'ossigeno nei campioni della zona. I risultati di questa indagine potrebbero sorprenderti.

In totale, Wing e Johnson hanno analizzato oltre 100 campioni di roccia estratti nella zona del Pilbara chiamata Panorama. Si aspettavano che questi test, necessari per verificare i livelli di ossigeno-18 e ossigeno-16, rivelassero valori costanti e coerenti di questi isotopi nel corso dei secoli; e invece hanno indicato qualcosa di completamente diverso. La scoperta dei ricercatori ha avuto implicazioni non solo sulla nostra conoscenza di come era anticamente la Terra, ma anche su considerazioni più ‘celestiali’.

Dopo aver esaminato i differenti campioni, Wing e Johnson hanno scoperto che gli isotopi dell'ossigeno-18 erano presenti a livelli più alti del previsto nelle rocce del Pilbara. Perché questo dato è estremamente significativo? Il composto pesante viene di solito assorbito dal suolo e dagli ambienti ricchi di argilla, ma tale fenomeno non sembra essersi verificato in questa zona.

E mentre Wing e Johnson sono i primi ad ammettere che la disparità tra i livelli previsti e reali di ossigeno-18 è molto piccola, non per questo è meno significativa. In un rapporto pubblicato nel marzo 2020 da ‘Sci-News.com’, vengono citate le parole di Wing: "Anche se queste differenze possono sembrare minime, gli isotopi sono estremamente sensibili alle variazioni". Basandosi su questi livelli insoliti, i ricercatori sono giunti a una conclusione unica.

La teoria di Johnson e Wing è questa: i livelli più alti di ossigeno-18 suggeriscono la non-esistenza di continenti al momento in cui l'isotopo è stato intrappolato, più di tre miliardi di anni fa. Questo li ha portati quindi a ipotizzare che il mondo, in assenza di massa terrestre, fosse totalmente ricoperto da un enorme oceano – e quindi il Pilbara stesso era a sua volta un antico letto oceanico.

Questa teoria ha trovato altre conferme. Alcuni degli esempi di vita primitiva trovati nella regione del Pilbara erano composti d’acqua, e gran parte del paesaggio mostra chiaramente le caratteristiche di un lungo contatto con l’oceano. "Al giorno d’oggi il paesaggio è composto da queste colline dalle strane forme ondulate, tagliate da antichi letti di fiumi asciutti. È un luogo straordinario" – questa è stata la descrizione di Johnson della zona, in un articolo del marzo 2020 pubblicato su ‘The Independent’.

Evidentemente, la teoria di un mondo totalmente coperto d'acqua comporta implicazioni non solo per i geologi, ma anche per i teologi. Pur essendo due gruppi di studiosi difficili da immaginare nella stessa stanza, in realtà hanno interessi in comune, come per esempio la comprensione dell'inizio del mondo.

Per gli scienziati i concetti chiavi sono quelli del Big Bang e dell'evoluzione del sistema solare. I teologi invece sono logicamente più interessati al lato divino della creazione della Terra e di ogni essere presente su di essa – un processo descritto nel libro della Genesi.

La Genesi introduce sia l'Antico Testamento che la Bibbia ebraica e racconta di come Dio abbia creato il mondo in sei giorni. Alcuni aspetti del libro sembrano addirittura rispecchiare la teoria di Johnson e Wing.

In particolare, è scritto sulla Genesi: "E Dio disse: ‘Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un solo luogo e appaia la terra asciutta'. E così fu". Tale suggerimento induce chiaramente a pensare che a un certo punto, durante i sei giorni della creazione, la Terra fosse completamente coperta d'acqua – senza alcuna terra emersa.

Questo concetto del pianeta composto soltanto da acqua sembra essere parallelo alla ricerca di Johnson e Wing. Se le loro teorie sono corrette, il libro della Genesi potrebbe davvero basarsi su qualcosa di concreto. Eppure rimane un piccolo problema da risolvere in questa parte della Bibbia.

Secondo il libro della Genesi, Dio creò gli oceani e la terra in tre giorni. Per molti studiosi biblici, questo evento ebbe luogo all’incirca 6.000 anni fa. Gli scienziati hanno invece datato le rocce del Pilbara a circa 3,2 miliardi di anni fa – una bella disparità in termini di tempo.

Alcuni non considerano questa differenza come qualcosa di cui preoccuparsi. I sostenitori del creazionismo della Terra vecchia, per esempio, considerano che esista una spiegazione perfettamente valida per questa discrepanza non trascurabile. La chiave risiede nella traduzione della parola ebraica ‘yom’, tra i cui significati c’è quello di ‘giorno’. Molte analisi dei versi della Genesi lo considerano come un periodo di tempo composto letteralmente da 24 ore.

Al contrario, i creazionisti della Terra vecchia intendono questa parola come un periodo di tempo con una durata ben definita – ma non per forza corrispondente a un ciclo composto da 24 ore. Non è certo l’unica interpretazione della parola ebraica ‘yom’, ma in questo caso, i sostenitori del gruppo sono andati un po’ oltre con la sua definizione. E scrivendo un po', intendiamo molto più in là...

Per i creazionisti della Terra vecchia, un giorno biblico potrebbe durare fino a miliardi di anni. Questo concetto implica che il periodo di tempo in cui Dio ha creato la Terra potrebbe essere durato per epoche intere. Se ci aggiungiamo i dubbi su come la tettonica a placche abbia creato i continenti, è facile capire perché questa spiegazione possa risultare molto attraente. Se così fosse, allora la Bibbia potrebbe descrivere realmente la creazione del pianeta.

Ovviamente i geologi sono eccitati da tali scoperte per ragioni differenti. Wing ha dichiarato al ‘Daily Express’: "Tali scoperte sono come realizzare un nuovo record nel campo geologico. Ecco perché le vecchie rocce e la Terra antica sono così importanti". E le rocce del Pilbara hanno il potenziale di insegnarci ancora di più.

Le parole di Wing sono state citate da ‘Sci-News.com’: "Le nostre scoperte potrebbero aiutare tutti gli scienziati a capire con maggiore precisione come e dove gli organismi unicellulari siano emersi sulla Terra. La storia della vita sulla Terra segnala gli ambiti di studio disponibili. Se l’ipotesi di un mondo acquatico, coperto dall'oceano, è corretta, allora lo studio della parte asciutta non dovrà essere considerato".

L’elemento chiave per comprendere la generazione della vita sulla Terra consiste quindi nel comprendere quando sia stata generata la massa terrestre. La teoria di Johnson e Wing non esclude comunque del tutto la presenza di terraferma: "I nostri studi non possono escludere la presenza di micro-continenti che affioravano dagli oceani", ha spiegato.

Wing ha continuato: "Solamente consideriamo improbabile che in quell’epoca esistesse una quantità di terra emersa su scala globale come quella attuale". Il prossimo obiettivo della coppia di ricercatori è quindi quello di studiare le rocce nuove di tutto il mondo, nel tentativo di individuare i punti in cui sono nate le placche tettoniche. Come dichiarato da Johnson su ‘The Independent’: "Cercare di colmare questa lacuna è di vitale importanza".

Parallelamente, la regione del Pilbara sta diventando il focus dello sviluppo dell'Australia Occidentale. Mentre l'industria mineraria continua ancora a crescere, il governo sta investendo più di un miliardo di dollari nella zona, mettendo in atto piani molto ambiziosi.

Le autorità intendono aumentare non solo le infrastrutture, ma anche la popolazione delle due città del Pilbara fino a 50.000 unità per ciascuna. Un deciso aumento rispetto ai circa 60.000 abitanti attualmente presenti nelle tre regioni del Pilbara. Ma i progetti per questa storica area non terminano qui – e non si limitano alle sole attività minerarie.

Uno degli obiettivi principali del progetto è infatti quello di "trasformare le comunità minerarie del Pilbara in città e paesi moderni". Per raggiungere questo obiettivo, il governo intende concentrarsi su progetti comunitari, sviluppo del territorio e diversificazione economica della zona. Lo sviluppo del settore agricolo nel Pilbara apporta un primo segno del graduale allontanamento dall'attività mineraria.

Un investimento governativo multimilionario è indirizzato a riconvertire le miniere abbandonate in nuovi terreni agricoli. I terreni acquistati in queste zone sono stati utilizzati per coltivare foraggio per animali, sfruttando l'acqua avanzata nel processo di estrazione dei minerali. A oggi, tre progetti di questo genere sono già stati finanziati nella zona.

Le persone destinate a trasferirsi nel Pilbara nei prossimi anni potrebbero non avere idea di trovarsi così vicini alle origini del mondo. E mentre Johnson e Wing continueranno a cercare risposte attraverso i loro studi, la regione continuerà a offrire uno spaccato della realtà della Terra prima che la vita si impadronisse del pianeta – per intervento divino o per un meccanismo della natura stessa.